All’inizio dell’estate 2024 avevo un’idea: avrei usato i due mesi successivi per portare avanti il più possibile la stesura di un romanzo già avviato. Come sempre succede, la narrazione per me aveva altri piani.
La mia “estate di scrittura” non è andata affatto come avevo programmato: intanto, quel progetto l’ho messo da parte per concentrarmi su una storia diversa, ancora nelle sue fasi iniziali e tutta in divenire; in più, ci si è messa di mezzo la traduzione di un romanzo a cui tengo molto, ma che ha anche dimezzato il tempo e le energie a mia disposizione. In poche parole: mi sono ritrovata a lavorare su una storia diversa da quella prevista, in un modo diverso dal previsto e con molto meno tempo a disposizione del previsto.
Mi sono detta: va bene. Non importa se i piani sono cambiati. Posso comunque concedermi due mesi in cui approcciare questa nuova storia senza giudizi, senza aspettative, senza una tabella di marcia e senza un’inutile angst.
Inevitabilmente, ogni tanto l’angst c'è stata. Ci sono stati momenti di sconforto, passi che credevo portassero avanti e invece mi hanno costretta a tornare indietro; ci sono state giornate in cui il caldo mi ha lasciata sfatta, con la pressione bassa, e incapace di produrre mezza riga; e sere in cui ero così esausta per la continua ricerca delle giuste parole che vedere un linea di testo mi dava la nausea. Ho continuato a ripetermi: nessuna pressione, va bene anche così.
Adesso che settembre è arrivato posso dire che questa estate mi ha lasciato due cose. La prima sono i 5 post a tema scrittura che ho pubblicato qua sopra (li trovate raccolti in home sotto a ‘Un’estate di scrittura’) e che, prendendo spunto da varie difficoltà che io tendo a dover affrontare ciclicamente, mi hanno aiutato a razionalizzarle ed esorcizzarle attraverso la condivisione con altre persone .
(Una mia amica al proposito mi ha detto: Vedi? Tu sei come Alice: ti dai ottimi consigli e poi dimentichi di seguirli. Ritratto azzeccatissimo, infatti ho anche la tazza. Giurin giurello che comunque ci provo.)
La seconda cosa nata da questa estate, invece, è la Creaturina Oscura e Riluttante.
La Creaturina è un potenziale romanzo che mi dà il tormento da almeno due anni; è un po’ diverso da ciò che ho scritto finora, e forse proprio per questo a lungo ho fatto del mio meglio per ignorarlo e scrivere altro. Poi, come sempre succede, è arrivato il momento in cui la Creaturina è stata chiamata a fare la sua parte e io ho dovuto smettere di ignorarla, e fare in due mesi ciò che avevo rimandato per due anni: scenderci a patti e capire quale fosse davvero la storia che volevo raccontare.
Gli inizi di un romanzo sono, per me, sempre la parte più difficile. È la fase in cui pongo le fondamenta, dove esploro voce e personaggi, e dove tento cose che a volte funzionano ma più spesso non lo fanno, costringendomi a tornare indietro e tentare altro. È una fase frustrante e delicata, in cui devo essere particolarmente gentile con la storia e con me stessa, e durante la quale è difficile vedere i progressi. Per dare un’idea, senza contare ricerche e brainstorming, nelle ultime sei settimane ho scritto 15.875 parole; di queste, ne sono sopravvissute circa 3.400.
Eppure i progressi ci sono, anche quando ci sembra di non vederli: tra momenti di brillante ispirazione e altri di nero sconforto, tra dieci minuti strappati a fatica nelle giornate più piene e i fine settimana di totale immersione, qualcosa alla fine ha iniziato a prendere forma; e senza quelle dodicimila parole “sbagliate" non avrei mai trovato quelle emozionanti tremila che invece funzionano.
La scrittura è davvero fatta di progressi infinitesimali, che poi ti appaiono davanti agli occhi tutti insieme.
In questo la mia Creaturina si è dimostrata particolarmente infida. Dopotutto, è una storia che è nata inquieta e che quell’inquietudine se la porta dentro, che mi mostra spunti accattivanti e poi torna a trascinare i piedi, bizzosa.
È una storia che vuole essere scritta in autunno, me lo sento. Intanto, però, ha cominciato a mettere il naso fuori, e io non vedo l’ora di ascoltare cosa avrà da dire.
Dalla scrivania: vuoi leggere un mio racconto?
Ma quanto è bello poter reinserire questa sezione? Se mi segui anche su Instagram me ne avrai già sentito parlare, ma visto che qua non ho ancora avuto occasione di farlo rimedio adesso: nel num. 15 di Sussurri, la rivista dedicata al fantastico curata da Lumien e scaricabile gratuitamente dal loro sito, trovate anche un mio racconto.
Come dico spesso, i racconti mi piace scriverli per sperimentare. In questo caso, la sfida più grande è stata senz’altro la brevità. Mi sono detta: posso raccontare due vite, un amore e una rivalità e la sua inevitabile fine, in un’unica, brevissima scena? E poi, ho sempre un grosso debole per i personaggi femminili morally gray.
Letture, visioni, ascolti
Mi dico sempre di abbinare le letture alla stagione, e poi finisco spesso per fare l’esatto contrario. Soprattutto in estate, il caldo (che odio) tende a farmi cercare atmosfere cupe e climi freddi. E quale miglior posto per ritrovarle se non dentro a un classico gotico?
Ho terminato la lettura a lungo rimandata di Villette, di Charlotte Brontë. Jane Eyre è uno dei miei Libri del Cuore (di quelli con la L e la C maiuscole), ma Villette per qualche motivo è sempre passato fuori dal mio radar, pur essendo anche ambientato nella città in cui vivo oggi, e cioè Bruxelles - pardon, Villette (fun fact: il Belgio e Bruxelles nell’Ottocento godevano di una pessima reputazione e un mio vezzo è prendere nota di tutti i modi in cui scrittrici e scrittori li hanno sbeffeggiati nei loro romanzi del periodo). Rispetto a Jane Eyre, Lucy Snow è un’eroina molto più tragica, così convinta di non meritarsi la felicità da finire intrappolata in una profezia che si auto-avvera. Molto bello ma davvero triste, soprattutto se pensiamo che è il romanzo più autobiografico che Charlotte Brontë abbia scritto.
Sempre in tema di classici gotici, ho amato tantissimo Il glicine rampicante, antologia di racconti di Charlotte Perkins Gilman nella nuova e bellissima edizione curata da Abeditore (che si supera come sempre). L’autrice tratteggia la condizione delle donne e le gabbie fisiche e mentali in cui sono state rinchiuse con un’acutezza e una modernità incredibili. Oltre al più famoso La carta da parati gialla, mi sono piaciuti tantissimo Se fossi un uomo e Quando ero una strega. Semplicemente una rivelazione: è un crimine che questa scrittrice sia stata così ignorata dalla storia della letteratura.
Sempre racconti, ma questa volta più moderni, sono quelli dell’antologia illustrata Chiamateci Streghe di G. Camblor e E. Gili. Raccoglie miti, leggende e ritratti di figure femminili da ogni parte del mondo capaci di incarnare i molteplici significati della parola ‘strega'. Le illustrazioni in particolare sono di rara bellezza e si sposano così bene con i racconti da creare un interessante effetto dove parole e immagini sono un tutt’uno.
Last but not least, usciamo dal tema gotico con una menzione a Sherden - La profezia dello straniero di Melania Muscas, un fantasy epico-mitologico ispirato alla Sardegna nuragica su cui non mi dilungo solo perché ne ho già fatto in una recensione qui, ma che mi ha davvero fatto innamorare.
Mi è dispiaciuto moltissimo per la cancellazione di My Lady Jane. Temo abbia subito un po’ lo scotto di un marketing poco azzeccato (è una serie storica, è un romance o un fantasy? ma è come Bridgerton?), perché la serie era un gioiellino: un intrattenimento irriverente ma non stupido, che non si prende mai sul serio eppure funziona, grazie ai personaggi, al ritmo e alla modernità con cui riscrive gli spunti storici. Peccato.
Sono molto combattuta invece sulla terza stagione di The Bear. Da una parte mi ha lasciato la sensazione di una stagione che è girata a vuoto, dall’altra mi dico: dopotutto non è esattamente quello che sta accadendo a Carmy, intrappolato nel suo circolo vizioso di ansie e incomunicabilità? È stato uno sbandamento rispetto alle impeccabili prime due stagioni o un nuovo livello di meta-narrazione? Non lo so, ma aspetto impaziente la stagione 4 per rispondere al quesito.
Per finire, un podcast che mi ha accompagnato nella mia estate di esplorazione narrativa: Soglie di Marina Pierri, ascoltabile su Storytel. È un’ottima risorsa per chi vuole approfondire la scrittura di personaggi femminili e capire perché il “viaggio dell’eroina” è un fondamentale contraltare narrativo al più famoso viaggio dell’eroe. Avevo già letto il suo saggio Eroine, ma il podcast, che rielabora il saggio in una struttura più coerente, per quel che mi riguarda è molto superiore.
Qua finisce il recap della mia estate: avete voglia di raccontarmi un po’ la vostra, di piccoli progressi che sono validi quanto quelli grandi? Seguite i consigli che vi date, o anche voi siete come Alice?
Se ti va di lasciare un cuoricino, lo apprezzo. E se vuoi commentare o scambiare due chiacchiere, mi fa sempre tanto piacere.
-Vale ✨
La mia estate non è stata granché produttiva dal lato "scrittevole", ma fine agosto/inizio settembre ha portato con sé la voglia di rimettersi al lavoro, e anche seriamente. Quindi sì, ci sto lavorando.
Mi sono segnata un paio di titoli di libri che hai consigliato: a "Il glicine rampicante" già "facevo il filo" da un po', quindi mi sa che lo comprerò + "Chiamateci streghe" che mi sembra davvero interessante.
La terza stagione di The Bear l'ho iniziata da poco, devo ancora finirla. Per adesso mi ha lasciata addosso una strana sensazione... Vedremo.
B lunedì 💜
Anch'io sono in lutto per la fine improvvisa di My Lady Jane. Hai recuperato la bellissima colonna sonora su Spotify?